2015-06-19
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Il Prof. Giovanni Mocchi. |
Su invito del Prof. Corti, lo specialista prof. Giovanni
Mocchi, etnomusicologo (autore, tra l'altro, del volume "Campanacci,
fantocci e falò. Riti agropastorali di risveglio della Natura". Regione
Lombardia, 2014) e massimo esperto di campani, sia da pascolo che da
uso rituale, da un parere relativamente all'efficacia del campanellino come deterrente ad un predatore vicino. Eccolo.
"Tutti i mammiferi sono in grado di apprendere velocemente l'associazione tra cibo e suono. Il famoso esperimento di Pavlov che ha dato origine alla psicologia dei riflessi condizionati, ha appunto dimostrato che il cane che ascolta ripetutamente un suono di campanella prima che gli venga offerto del cibo, secerne succo gastrico non alla diretta visione del cibo, ma fin dal momento del trillo della campanella. Per analogia, l'orso che preda un gregge, associa il suono delle campanelle delle pecore proprio alla possibilità di trovare cibo. Piuttosto che scacciare l'orso, dunque, le campanelle sono un segnale per attirarlo. Questa evidenza scientifica, che valse nel 1904 il premio Nobel a Pavlov, sconfessa drasticamente i fautori della proposta di regalare ai bambini una campanella per scacciare l'orso, che in tal modo correrebbero invece un pericolo ancora più grave, nell'essere associati a prede inermi. Gli 'esperti' della Provincia di Trento non fanno che innescare un pericolosissimo corto circuito. I genitori ne devono essere consapevoli.
L'unica
evidenza storica dell'uso di campanelli e di campanacci per scacciare
animali feroci si riscontra nei rituali di cacciata dell'inverno ancora
persistenti in diverse parti d'Europa e Italia. In questi riti spesso
c'è la presenza dell'orso, impersonificato da un uomo travestito, a
fianco del quale uomini muniti di campanacci svolgono la funzione di
ammansire le forze selvagge della Natura, di cui l'orso è sempre stato
simbolo per antonomasia.
La
trovata della Provincia non fa dunque che richiamare questo uso magico
del suono, con il merito - inconsapevole - di dare continuità a
tradizioni radicate nelle comunità alpine. Ma non è col mito che si può
affrontare il problema dell'orso".